Alla fine dello scorso agosto ogni testata di giornale o sito di “informazione” pubblicava articoli inerenti lo scandalo delle morti imputate all’utilizzo della sigaretta elettronica negli Stati Uniti.

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Quello di cui non si è parlato è lo svolgimento di tale vicenda, non approfondendo per nulla l’accaduto.

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L’indagine dell’FDA americana e le stesse autorità sanitarie locali hanno imputato questi decessi all’utilizzo di liquidi contenenti estratti di THC (principio attivo contenuto nella Marijuana) miscelati ad un olio di vitamina E acetata.

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Secondo gli esperti, è pericolosa se inalata perché andrebbe a rivestire le pareti polmonari impedendone il normale funzionamento e causando sintomi respiratori quali tosse, mancanza di respiro e dolore al petto.

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Va precisato che le regole europee sono molto più stringenti rispetto a quelle americane in correlazione alla produzione, all’utilizzo e alla commercializzazione di sigarette elettroniche e dei liquidi di ricarica, con dei limiti più severi nella concentrazione di nicotina e verifiche sulle modalità di produzione.

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Dunque si può tranquillamente escludere che un consumatore di liquidi regolarmente prodotti e immessi sul mercato italiano sia a rischio di contrarre una patologia legata all’utilizzo della sigaretta elettronica.

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Questo fa pensare su quanto sia distruttiva la “mala informazione” e sul diritto che dovrebbe avere un consumatore di poter consultare ed informarsi correttamente su un sistema che, in linea con gli studi effettuati, potrebbe salvare molte vite ed evitare patologie che, nella maggior parte dei casi, sono invalidanti se non mortali.

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Le immagini non hanno scopi commerciali. Alcuni dei prodotti raffigurati potrebbero non far parte del catalogo di vendita e hanno il solo scopo di rappresentare la categoria merceologica.

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Ricordo che in italia sono presenti tra gli 11 e i 12 milioni di fumatori e che le patologie fumo-correlate producono 80.000 morti l’anno nel nostro paese.

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La sigaretta elettronica non è un sistema privo di rischi ma, se non si riesce a smettere con le “bionde” tradizionali autonomamente, è il sistema che ad oggi risulta meno dannoso e più efficacie, riducendo il danno del 95% secondo migliaia di studi effettuati.

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Il fumo è responsabile del 90% delle neoplasie polmonari, oltre che del 30% delle altre forme di tumore, di fronte a questi dati è legittimo chiedersi come la riduzione del danno non sia valutata come una strada da percorrere dalle nostre autorità sanitarie.

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